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Partiamo così, dalle città e dai libri che…

Partiamo così, dalle città e dai libri che…

Io sono nata negli Anni 80. Stata una bambina negli Anni 90. Sono stata un’adolescente negli Anni 2000 e una donna adesso, in questi anni di nubifragi, pandemie, disastri ecologici e ora pure guerre.

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Vorrei raccontarvi dei miei anni di liceo, di come ho vissuto i miei amori ma come si fa a raccontare una vita e le tappe che ne hanno segnato i passaggi? Bisognerebbe contare le lacrime e i sorrisi, metterli insieme sulla bilancia, vedere da che parte pende il peso della vita. Quello che so meglio raccontare, però, sono i libri. A ogni snodo, a ogni passaggio loro per me ci sono stati. Hanno riempito con le loro parole i silenzi, mi hanno dato pagine da accarezzare sotto le dita quando sotto le dita, altrimenti non c’era niente. Ormai conosco meglio la vita delle scrittrici che la mia. Penso spesso a questa cosa. So meglio come sono disposti i libri nelle librerie che le notizie di attualità del telegiornale. Anche perché io la tv non ce l’ho, ho troppi libri da leggere. Però ogni tanto guardo su Netflix qualche puntata di Poirot che mi fa compagnia mentre lavo i piatti o apparecchio oppure mangio. Poirot che, in fondo, è il personaggio di un libro anche lui.


Sapete che Agatha Christie lo odiava? A lei stava antipatico quell’ometto perfettino coi baffi, che camminava a passi piccoli e parlava di sé in terza persona. Eppure il mondo lo ha amato. Il mondo ha amato Agatha Christie attraverso i suoi libri. E pensare che lei era diventata famosa proprio perché si sentiva poco amata, annoiata. La vita di moglie la annoiava, e il marito la tradiva. Quando lei l’aveva scoperto per un periodo era scomparsa, nessuno sapeva dove. Ci sono due bei libri che chiariscono il mistero della sua scomparsa, sono Agatha Christie e il mistero della sua scomparsa di Jared Cade e il più recente Il mistero di Agatha Christie di Marie Benedict, un best seller per il New York time.
Comunque come antidoto alla solitudine Agatha Christie aveva cominciato a scrivere.
E io parlo a voi in questa notte. Ha piovuto molto in questi giorni, la pioggia ha allagato tutto, le strade, le case, il vento ha piegato gli alberi. Grado, che è la mia città, era un immenso lago. Sulla diga c’erano onde che sembravano cascate. Io però ero all’asciutto, ad Aquileia dove da un po’ ho comprato casa. Ho ascoltato la pioggia battere sui vetri delle finestre, le mie gatte dormivano rannicchiate su un tappeto bianco. Io mi sono messa gli stivali e sono andata a vedere la partita Francia Australia a casa di mia zia. Perché come dicevo io non ho la televisione. Per forza, ha detto lo zio quando ha saputo che sarei venuta, lei ormai è francese. Si riferisce alle mie recenti incursioni a Parigi. Ne faccio più sui libri che nella realtà a dire il vero perché a Parigi non posso andarci spesso quanto vorrei almeno per ora.
Cosa può dare Parigi a una ragazza che è diventata femmina negli Anni 90 e che è cresciuta in un piccolo centro di mare, con la sabbia come tappeto e in testa il perenne rumore delle onde? È vero, a Parigi non c’è il mare (però c’è la Senna e se dovessi dire oggi cosa mi è piaciuto di più di Parigi direi proprio il lungosenna – a questo proposito c’è un libro che voglio comprare, si intitola proprio La Senna, della giornalista Elaine Sciolino che ripercorre tutta la storia di questo fiume e i miti che l’hanno attraversata. Lo leggerò e poi vi dirò cosa ne penso).


Parigi comunque è come un immenso libro. Ti giri di qua e c’è la chiesa dov’è stato battezzato Molière, ti giri di là e trovi il bar dove svernavano tutto il giorno Sartre e Simone de Beauvoire, giri un altro angolo e c’è Notradame si è autonominato imperatore Napoleone, oppure la Brasserie dove andava a scrivere Hemingway. Parigi è un immenso cassetto a cielo aperto, un labirinto di storie, un libro vissuto.
Intanto, mentre dico questo, sto chiusa in casa, fuori piove, dai vetri entra la notte, le gatte ronfano, si viaggia solo con la mente quando il tempo, i soldi o le circostanze te lo impediscono. E poi si viaggia sui libri naturalmente.
Dunque sarà questo il taglio che voglio dare a questi podcast. Le città e i libri sarà di questo che parlerò nelle prossime puntate (poi magari non è vero e parlerò di tutto altro. Vedremo).
Intanto partiamo così, dalle città e dai libri che sono quello che ci fa attraversare noi stessi e le vite degli altri, che ci abita, che ci affascina o a volte ci respinge.


Questa è la mia introduzione a questi podcast.
Ci vediamo alla prossima finestra aperta sulla notte.